Si chiudono i Riti 2017 a Taranto. Un lungo cammino, di impegno e fede, da “a Forore” a “Septimo Die”. Cinquanta giorni di emozioni vere, quelle del cuore

E abbiamo salutato anche il Septimio Die, l’ultimo atto di un lungo percorso iniziato una notte di febbraio con la processione penitenziale “a Forore” sul pendio di San Domenico.

Un lungo cammino di fede ci ha accompagnati in un faticoso lavoro reso meno pesante dalla conversione spirituale che le Confraternite e i padri Spirituali ci hanno trasmesso (CLICCA QUI PER IL REPORTAGE COMPLETO).  Cinquanta giorni completamenti avvolti in un forte trasporto di emozioni. Sensazioni uniche che non si possono raccontare ma si possono solo vivere. Le Quarantore, la Quaresima, le vie Crucis, i Sette Dolori e poi la Settimana di Passione e finalmente la Settimana Santa, giovedì notte, venti ore insieme all’Addolorata. Quattro di preparazione e sedici di pellegrinaggio. Freddo, caldo, vento, stanchezza, sonno, dolori. Gir&Grafica c’era. Al completo. Per lavorare ma anche per pregare, al fianco dei confratelli della SS Addolorata e San Domenico.  E quando le gambe erano stanche, abbiamo camminato con il cuore, sempre, più forti di prima.

E poi giovedì, l’ultima nazzicata, le sdanghe e le forcelle al completo, come quella notte, in abito di rito. Hanno traslato la Mamma ai piedi dell’altare maggiore, rivivendo quei momenti.

Non potevamo lasciarli soli per l’ultimo “nguè” proprio li dove tutto è iniziato. In San Domenico.

“..e anche per quest’anno l’abbiamo vista…”, dicono felici ma malinconici i confratelli. Nel nostro cuore sentiamo ancora il crepitare della troccola. Se chiudiamo gli occhi il nastro si riavvolge e ci riporta indietro. I passi cadenzati delle poste, la nazzicata interrotta delle sdanghe, le struggenti note delle marce funebri, la notte, il vento, il freddo e poi l’alba, la Madonna sul pendio La Riccia con i due mari ad accoglierla, la folla che la sostiene su quelle scale e poi le preghiere, le lacrime.

Abbiamo lasciato anche noi un pensiero, una intenzione nel sacchetto nero sull’altare. E’ stato sigillato e riposto nella nicchia, li dove la Mamma resterà.

Ma sembra che il tempo dei saluti non sia ancora arrivato. Il nastro si riavvolge una seconda volta e ci riporta di nuovo li, dove tutto ha avuto inizio. E’ Giovedì’ Santo,  quasi mezzanotte, i suoni, i rumori e il vocìo arrivano ovattati nelle nostre orecchie. Il nostro cuore si immerge in questi Riti. Le mozzette nere, la scalinata, il pendio, città vecchia…

Come si possono descrivere queste emozioni? E come se per noi questa processione non fosse mai finita.

“Abbiamo condotto Maria per le strade della città…”, diceva Don Marco Morrone durante la benedizione. Beh… vorremmo che questo fosse un augurio… quello di poterlo fare anche il prossimo anno.

Ci vediamo, con i nostri Riti, a febbraio 2018, quando sarà già tempo di A Forore.

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